Il
Carnevale Termitano è il più
antico della Sicilia, anche se non si ha
una data certa della nascita. Tuttavia
si hanno delle tracce, come i Napulitì,
un pagamento della Società del Carnovale
del 1876 e le meravigliose maschere de u
Nannu ca' Nanna costruite alla fine
dell'ottocento. A queste si deve la
nascita del Carnevale Termitano
"organizzato"; sono state che "u Nannu
ca' Nanna" a rendere grande la
manifestazione, che è approdata nel
cuore e nelle case delle famglie di
Termini Imerese grazie ad alcune
famiglie provenienti da Napoli,
all'inizio dell'ottocento, chiamate
originariamente Napulitì, poichè
abitavano fuori Porta Palermo. A loro si
deve il fatto di aver portato da Napoli
le prime maschere di "u Nannu ca' Nanna"
e di chiudere i festeggiamenti con la
"bruciatura di u Nannu" e con il
testamento. Attorno alle figure "u Nannu
ca'Nanna" ruota l'intero significato del
Carnevale Termitano, la cui storia ed i
momenti salienti di ogni edizione
vengono tramandati di generazione in
generazione. Le famiglie si
organizzavano e cominciavano a stilare
programmi, preparare costumi e balli, in
attesa del grande evento; si scambiavano
inviti, si cucinavano chiacchiere,
mustazzoli, calia, simenza, rosolio e
tautù e catalani. Per quasi due mesi si
attendeva l'arrivo di "u Nannu ca'Nanna"
che arrivavano a Termini Imerese per
portare la straordinaria carica di
buonumore e spensieratezza.
I momenti più attesi erano i quattro
Giovedì, celebrati con un rito tutto
particolare: il giovedì di li cummari,
il giovedì di li parenti, il giovedì du
zzuppiddu fino a culminare al giovedì
grasso che si santificava con un rito
particolare. Le sapienti mani delle
nonne e delle mamme preparavano per
tempo i maccarruna, la tipica pasta
fatta in casa con i busi e che si
mangiavano tutti insieme "nna maidda",
conditi con ragù saporitissimo
arricchito con "sasizza" e cucina di
maiale. Il pranzo del giovedì grasso si
concludeva con un gustosissimo cannolo
croccante ripieno di crema finissima.
Sebbene modificato nel corso del tempo,
il Carnevale presenta ogni anno novità,
gruppi diversi, carri animati con mille
luci ed abili movimenti, costumi sempre
più stravaganti, musica allegra e
moderna. Tuttavia a dominare la scena
sono sempre loro: u Nannu ca' Nanna.
Quattro sono i momenti più
significativi: u Nannu ca' Nanna e
l'attesa dell'arrivo, la sfilata delle
maschere, il testamento, la bruciatura
di "u Nannu". Il testamento, letto dal
"Notaio" con cilindro e cappa, era il
momento conclusivo più atteso, mentre "u
Nannu" andava al rogo. Destinatari dei
"lasciti" erano le persone più in vista
della Città, ma negli ultimi anni sono
chiamati in causa principalmente i
politici. Il Nannu, personaggio bassino,
rubicondo e allegro, muore, come in un
"rito di purificazione": egli diventa
simbolo del male. Muore colui che aveva
lanciato coriandoli e confetti come
simboli di abbondanza e che aveva
invitato tutti al ballo come forma di
liberazione. La Nanna, personaggio
femminile, magra e allampanata, continua
a vivere, come un invito alla
riflessione per la Quaresima in arrivo;
si vede nella "Nanna" anche la donna
come simbolo di fertilità. Insomma, in
questo Carnevale c'è proprio tutto:
cultura, storia, leggenda, satira,
folclore, allegria, buonumore,
spensieratezza, musica, balli,
coriandoli, luci, colori!