Piero era andato a trascorrere le vacanze di Pasqua dal nonno Andrea che abitava in un villaggio di montagna. Era tanto contento quando poteva stare con lui perché, anzitutto, gli voleva molto bene e poi quella vita in montagna, contrariamente a quella di città, lo incuriosiva e lo divertiva.
Tutto il giorno seguiva il nonno nel campo, nella stalla, nel pollaio e la sera, vicino al fuoco, era un piacere ascoltare le spiegazioni che gli dava su ogni cosa e le belle storie che raccontava.
Al mattino, andando nell’ovile, si era accorto che il nonno faceva uscire due pecore e una la lasciava dentro.
- Nonno, perché Carolina la lasci chiusa dentro?
- Carolina non deve stancarsi, per ora deve solo mangiare e riposarsi.
- Perché sta male?
- Ora non posso dirtelo, ma molto presto Carolina ti farà una bella sorpresa.
Piero rimase un po’ perplesso, quale sorpresa poteva mai fargli una pecora! Comunque la mattina di Pasqua se ne restò a letto, tutto rannicchiato sotto le coperte, pensando al buon pranzetto e alle sorprese delle uova di cioccolato che l’aspettavano, quando suo nonno entrò in camera sorridente, tenendo tra le braccia un meraviglioso agnellino. Era un batuffolo di lana bianca che aveva al collo un collarino rosso fiammante su cui era scritto: A Piero da Carolina e da nonno. Era questa la magnifica sorpresa che entrambi gli avevano preparata!
Figurarsi la gioia del nipotino che abbracciò prima il nonno e poi prese in braccio il piccolo nato. Che emozione! Quasi quasi gli veniva da piangere per il piacere che provava nel tenere in mano quel piccolo essere palpitante, caldo, morbido che lo guardava dolcemente con i suoi occhietti color cielo.
Piero sentì improvvisamente tanto amore per quel bellissimo cucciolo e tutto il giorno non fece altro che guardarlo, accarezzarlo, dimenticando perfino le uova di Pasqua! Ma cos’erano quelle in confronto a Pasqualino! Ogni ora, ogni giorno che passava, osservare l’animale era una sorpresa continua e com’era entusiasmante assistere a tutto quello che faceva.
Il bambino si era così affezionato all’agnellino che pensava con rammarico alla partenza, questa volta aveva un motivo in più per rattristarsi! Era talmente preoccupato che, la notte prima di partire, fece un brutto sogno: dei ladri mascherati erano penetrati nell’ovile e avevano preso Carolina e Pasqualino perché volevano farli arrosti! Piero si svegliò di soprassalto e sarebbe voluto andare subito nell’ovile per rassicurarsi che aveva soltanto sognato, ma tutti dormivano perciò dovette aspettare fino a quando sentì il nonno aprire la porta.
Si vestì in quattro e quattr’otto e corse nell’ovile dove trovò Pasqualino tutto rannicchiato sotto la pancia della madre da cui beveva avidamente il buon latte. Il bambino tirò un respiro di sollievo, accarezzò a lungo l’agnellino con parole affettuose, promettendogli che sarebbe tornato presto a giocare con lui nel prato. Provava dispiacere a lasciarlo ma nello stesso tempo lo rallegrava il pensiero che, a ogni suo ritorno dal nonno, avrebbe ritrovato quell’amico così speciale.